Progetto

Amnesie d’autore: 1920-2020, un secolo di parole per raccontare l’amnesia

I temi delle malattie degenerative, del dolore e della morte sollevano interrogativi bioetici che letteratura e cinema consentono di avvicinare da prospettive inedite e feconde, con una complessità di sguardo che si propone di affiancare e integrare la letteratura medica specialistica.

Il fatto creativo permette di approfondire i dilemmi etici connessi a questi temi, e può incidere a fondo sulla nostra comprensione delle loro implicazioni e sulla necessità di elaborare risposte collettive, oltre a favorire un dialogo e uno scambio interdisciplinare che abbracci campi del sapere tra loro lontani come la bioetica, le scienze cognitive, le teorie culturali, la critica letteraria e la Visual Culture, la linguistica. Il progetto intende indagare le forme di rappresentazione letteraria e audiovisiva dei vuoti di memoria causati da deficit neurologici (la malattia di Alzheimer e altre forme di demenza) o da traumi psichici (dovuti a fenomeni di portata storica e dunque collettivi o a eventi personali), e la loro manifestazione linguistica in ambito classico, italiano, inglese, americano, francese, tedesco e russo. Sul piano artistico­ letterario, l’attenzione si concentrerà sui generi e le strategie retorico ­stilistiche adottati da artisti e scrittori per descrivere,
raccontare, rappresentare l’oblio; sul piano del linguaggio, si lavorerà
invece sull’elemento verbale, o iconico, inteso come sintomatologia del
vuoto di memoria. Parte integrante del progetto sarà un attivo coinvolgimento di istituzioni e associazioni pubbliche e private del territorio, ai fini di una maggiore sensibilizzazione sui temi in oggetto oltre a una migliore sinergia tra mondo della ricerca e realtà sociale.

Obiettivi del progetto

Il tema della memoria è da tempo patrimonio riconosciuto delle arti, e ormai anche i disturbi a essa connessi trovano considerevole accoglienza nella rappresentazione letteraria e audiovisiva e nelle dinamiche linguistiche. Nella forma di semplice oblio o di vera e propria amnesia (che la medicina distingue in varie tipologie ­ lacunare, quando colpisce isolatamente gruppi di ricordi, retrograda se inibisce la rievocazione di ricordi precedenti l’evento che l’ha causata e anterograda se provoca l’incapacità di ricordare fatti successivi all’evento traumatico), dipendente da motivi psicologici o neurologici, il vuoto di memoria accede, secondo varie modalità, alla sfera creativa nei suoi temi e nelle sue forme, e si riflette inequivocabilmente nella pratica linguistica.

Il progetto si propone di indagare in che modo queste malattie vengano rappresentate attraverso parole e immagini, in che misura l’atto di rappresentazione sia determinato o contribuisca a modificare i codici narrativi e formali, incidendo dunque attivamente sui generi e le questioni linguistiche, persino sull’ordine del discorso in ragione di un anomalo trattamento memoriale della temporalità.

Per l’aspetto letterario e audiovisivo si indagheranno due principali linee di ricerca, con riferimento alla rappresentazione, negli ultimi cento anni, in ambito italiano, francese, inglese, americano, tedesco e russo, anche nell’ottica del riuso di modelli culturali del mondo classico, 1) del vuoto di memoria causato dalla degenerazione neurofisiologica, identificato con l’Alzheimer e altre patologie consimili 2) delle amnesie e rimozioni post traumatiche di derivazione psicologica (ivi compresi i casi della allomnesia o ricordi falsati).

Queste ultime a loro volta possono derivare da fenomeni storici (guerre, attentati… con alcuni momenti cruciali quali le due guerre mondiali, la Shoah, il terrorismo internazionale) o da eventi personali (malattie, incidenti, lutti…). Adottando una prospettiva sia diacronica (evoluzione del problema, sua rappresentazione e autorappresentazione nella modernità), sia sincronica (declinazioni tra loro coeve del problema), verranno analizzate scritture quali romanzi, autobiografie e autofinzioni, poesia, letteratura grafica e canzoni, oltre a opere audiovisive (film, serie tv, spettacoli teatrali), entro un arco cronologico che va dalla fine della prima guerra mondiale al presente. Si potranno così analizzare e indagare, anche dal punto di vista antropologico, analogie e differenze nella rappresentazione dei disturbi della memoria in relazione ai diversi contesti culturali in cui uno stesso schema narrativo e/o simbolico viene utilizzato (sempre in prospettiva tanto sincronica quanto diacronica): si pensi soltanto all’evoluzione funzionale del mito di Edipo nella cultura contemporanea, con la trasformazione del tema dell’ignoranza della colpa in quello della rimozione traumatica della memoria della colpa stessa, anche grazie al filtro sincronico dalla rilettura psicanalitica di questo mito.

Gli stessi materiali si presteranno a un’esplorazione dei livelli linguistici (sintattico, lessicale, morfologico, discorsivo, lessicale) che meglio evidenziano, in termini sintomatologici, fenomeni traumatici o patologici di oblio e vuoti di memoria, oltre allo studio delle parti del discorso utilizzate per sopperire alla dimenticanza. Tale studio sarà svolto, anche con l’uso dei corpora, in modo contrastivo rispetto al linguaggio standard.

Tra gli obiettivi a ampio spettro quello di mostrare come la narrazione, contribuendo a modificare la percezione dei fenomeni amnesici, possa fungere da vettore di resilienza tanto individuale quanto collettiva (nella sua dimensione figurativa, interpretativa, curativa o addirittura catartica). Su un piano personale, consentendo tramite la parola e/o l’immagine un lavoro di consapevolezza, riscoperta, reintegrazione dell’io; su un piano collettivo, evidenziando l’impatto che sia le lacune post­traumatiche sia le malattie neuro­degenerative hanno sulla conservazione della memoria culturale (esemplari in tal senso i casi dei reduci di guerra, dei sopravvissuti all’Olocausto e ai recenti attentati terroristici). Obiettivo finale è quello di cogliere l’emergenza e l’utilità di un nesso tra linguaggio scientifico e linguaggio umanistico, alla luce di un dirsi per verba e per immagini sempre meno intransitivo e più aperto ai fenomeni e alle sollecitazioni della società.